GARDUR
Ed eccoci qui in
un luogo remoto,
un luogo che è senza parole,
remote anche noi,
prodotti del sogno
di questa distesa di sabbia.
Ed ogni granello
è un cristallo sognante,
che sogna una storia d’amore.
Ed ogni granello
è un cristallo sognante,
ciascuno un diverso finale.
Tu sfiorali amore,
ma non li svegliare,
che ogni cristallo che sogna,
ci sogna e quel sogno
ci rende reali.
Tu sfiorali amore,
ma non li destare,
che ogni cristallo ci sogna
ed io amore non voglio
sapere il finale.
CRITONE
Scomodo il dilemma di Critone,
quando andò a svegliare il suo maestro,
già filtrava il sole, dentro quella cella,
e provò comunque a persuadere
Socrate il più giusto tra gli umani
a tradire il suo ideale,
per vantaggio personale.
Il suo epos personale
è un inferno marginale.
Il suo epos personale
è un inferno marginale.
Il suo epos personale
è un inferno!
Eat! Eat!
Tutto l’universo obbedisce alla fame.
Eat! Eat!
Tutto l’universo obbedisce alla fame.
Eat! Eat!
Tutto l’universo obbedisce alla fame.
Eat! Eat!
Tutto l’universo obbedisce alla fame.
Quale fu la scelta di Iscariota,
quando diede il bacio al suo maestro?
Tramontava il sole, dietro l’uliveto,
li condusse là per arrestare
il profeta sommo dei cristiani
e tradire il suo ideale,
per vantaggio personale.
Il suo epos personale
è un inferno marginale.
Il suo epos personale
è un inferno marginale.
Il suo epos personale
è un inferno marginale.
Sapere tutto e non provare niente.
Sentire tutto e non capire niente.
Provare tutto e non sentire niente.
Capire tutto e non volere.
STUPIDI DISPERATI
Musica di Sabrina Napoleone
Testo di Sabrina Napoleone, Cristina Nicoletta e Stefano Luna.
Come vedi siamo stati
tutti molto ingenui.
Avevamo tutti quanti
molte cose da fare
(Architetti strampalati della nostra Babele)
Centinaia di progetti
e di desideri
(Non era arroganza, soltanto passione)
e di sogni strabilianti
da realizzare.
(Toccare ogni tanto un pezzetto di cielo)
Fuggire dal giogo
del tempo rubato
(Riconoscersi in fondo nello stesso furore)
e da tutte quelle cose
fatte senza amore
(Complici semplici ed ispirati)
Occupare lo spazio
che ci era negato
e pensare a quel bisogno
come a un proprio dovere.
Piccoli, stupidi, disperati,
con la storia che ci
scorre sotto al culo,
apriamo i balconi
e cantiamo beati,
con il vento nelle tasche,
senza un porto sicuro.
Fragili cuccioli diseredati,
con la vita che ci passa
sulla schiena,
suoniamo di notte,
di giorno impiegati
con le ali bruciacchiate
di un grande falena.
Come vedi siamo sempre
tutti molto ingenui.
Noi crediamo di tenere
salde nelle mani
le istanze del sogno
e della poesia
e di tutte quelle cose
che ci rendono umani.
Bellissimi, stupidi, disperati
(Versi diversi,
sanzioni stonate).
Bellissimi, stupidi, disperati
(Segui il tempo, tieni il polso,
morti ammazzati).
Bellissimi, stupidi, disperati
(Il torto dell’arte,
la ragione di Stato).
Bellissimi, stupidi, disperati
(Animali, criminali,
prigionieri beati).
Bellissimi, stupidi, disperati
(Demoni umani
disimmunizzati).
Bellissimi, stupidi, disperati.
Bellissimi, stupidi, disperati.
COME 7/4
Come abbiamo fatto tutto questo tempo
a nascondere quel vuoto dentro,
non proteggerci dalle cose,
anche quelle più pericolose?
Come abbiamo fatto finta d’ignorare
una forza che ci può salvare,
che malgrado tutto riconosce
quel calore in petto e tra le cosce?
Cosa avevamo nella nostra testa,
con la storia che si fa funesta,
ci colpisce duro e non consola,
un pugnale infitto nella gola?
Così rimango qui ad osservare
la creatura che non può volare,
una mosca chiusa dentro l’ambra,
una mosca chiusa dentro l’ambra,
una mosca chiusa dentro l’ambra,
una mosca chiusa dentro l’ambra.
Cosa ne abbiamo fatto noi della coscienza?
Liberi spiriti in decadenza ,
nascondiamo dietro ad un miraggio
la totale assenza di coraggio.
Come abbiamo fatto finta di ignorare
la capacità di valutare
se certe scelte valgono la pena,
se un cane amerà la sua catena?
Come abbiamo scelto di dimenticare
anche le regole della morale?
Non c’è perdono senza pentimento
e tutto il resto son parole al vento.
Così rimango qui ad allevare
la creatura ce ora può strisciare,
una serpe piena di veleno,
una serpe piena di veleno,
una serpe piena di veleno,
una serpe piena di veleno
PALAZZO
Ed è buffo ragionare,
ritenere una fortuna,
affacciarmi e ritrovare,
un palazzo che mi chiuda
lo sguardo e così
posso limitare.
In una città di mare,
contemplare l’infinito
sembra quasi sia normale,
un diritto acquisito,
ma io oggi mi
voglio ritrovare
non affondare in acque scure,
non perdermi nelle paure.
E mi è quasi necessario
riuscire a misurare,
e, per quanto sia il divario,
un palazzo è anche banale.
Lo sguardo, lo sguardo
riesce a confrontare.
Ed io così mi
posso ritrovare,
ridarmi forma e dimensione,
capire la mia posizione.
Libera, libera sono così
libera dentro la stanza.
Rossa, rossa, sono libera,
sono rossa, libera di arrossire.
Sono rossa, intensa, libera
non c’è confine dentro la stanza.
Sono libera, sono me stessa,
sono rossa, rossa,
intensa, intensa,
suadente, persuasiva
Musica: Sabrina Napoleone
Testo: Sabrina Napoloene
La poesia “Sono Rossa” è di Hilija Russo.
LA VISIONE DELL’OCCHIO DI DIO
Testo di Sabrina Napoleone
Musica di Salvatore Papotto e Sabrina Napoleone
Dio creò l’uomo, a sua immagine lo creò, maschio e femmina li creò, personaggi dotati di libero arbitrio. Persone le chiamò, affinché potessero inventare, con le loro vite, le più appassionanti serie trasmesse via streaming iperuranio.
Così quando una persona
anticipò il suo amore
e di bocca, dalla bocca
le rubò le parole: re
“Quello che vorresti dirmi
te lo dico io. Mi vuoi dire
che te ne vuoi andare via”.
Non poteva, non poteva immaginare
che dio guardasse e che
gli aveva rovinato il finale.
Non poteva, non poteva indovinare
che dio guardava e lui
gli aveva anticipato il finale.
Così quando Dio stizzito,
come si conviene,
emanò tosto un decreto
per segregare
tutte le persone chiuse
nelle case insieme.
Così Dio ebbe il suo nuovo finale,
Così Dio ebbe un finale fatale.
MALATTIA INVETTIVA
Testo e Musica di Sabrina Napoleone
E forse ho perso finalmente il senno,
ma ho visto cose veramente strane.
Magari dietro non c’è alcun disegno,
non devo prenderla sul personale.
È forse normale,
non desta stupore
seguir la morale
di scimmie in calore.
Ma stiamo pure tutti quanti a casa
ad imitare la clausura delle suore,
a lucidare di nascosto il nostro nome,
a fare finta che alla fine andrà tutto bene.
Ma questa malattia invettiva, io temo,
avrà un decorso puramente personale,
e alla fine dovremo scegliere
a chi credere e chi amare.
Ho fatto un sogno, non ricordo più,
ma ancora provo una gran paura,
Lancillotto litigava con Re Artù
per buttare la spazzatura.
È forse normale,
non desta stupore
che un fatto epocale
tradisca l’onore.
Ma stiamo pure tutti quanti a casa
a simulare la clausura delle suore,
ad aspettare che svanisca questo odore,
a pregare che alla fine vada tutto bene.
Ma questa malattia invettiva, io credo,
avrà un decorso puramente personale,
e alla fine potremo scegliere
a chi credere e chi amare.
CHIMERA
Testo e Musica di Sabrina Napoleone
Ed ero fuori per le vie del centro
ed ogni cosa era allagata,
le case, le piazze, i palazzi,
le auto sommerse,
e per spostarsi si nuotava.
E realizzavo mi soffocava,
ma che quel fluido non bagnava.
E tutto sembrava normale.
Sì tutto sembrava normale.
A tutti sambrava normale.
E tutto sembrava normale.
Sì tutto sembrava normale.
A tutti sambrava normale.
E là incontravo una vecchia amica,
il suo corpo tra le spire
di un grosso serpente screziato,
la aviluppava,
io la volevo liberare,
ma poi capivo che era lei,
quello il suo corpo da chimera.
E tutto sembrava normale.
Sì tutto sembrava normale.
A tutti sambrava normale.
Io non lo so più raccontare,
è così sfumato,
si lascia appena guardare.
Io non lo so più raccontare,
è così sfumato,
si lascia appena guardare.
MEVIDDA
BRANO STRUMENTALE
MUSICA DI SABRINA NAPOLEONE